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Ultimamente in studio sto vedendo molti bimbi con disturbi del sonno e irrequietezza. E’ un argomento difficile da trattare. Misurare una malattia è decisamente più semplice. Ci sono dei segni tangibili e riconoscibili dal pediatra e, anche nei casi più complessi ci sono molti modi di valutare e definire una malattia. Disturbi come l’irrequietezza o l’irritabilità sono piuttosto indefinibili.
Il pediatra può rendersi conto dell’irrequietezza del piccolo durante la visita, ma potrebbe trattarsi benissimo di un momento: il bimbo è irrequieto in quel momento come potrebbe esserlo qualunque altro bambino. I genitori potrebbero avere una soglia di tolleranza troppo bassa e quindi la definizione di bimbo irrequieto resterebbe comunque soggettiva.
Come stabilire il confine tra capriccio e irrequietezza? Nel frattempo la famiglia è messa sotto pressione, un piccolo con una sintomatologia non chiara, un comportamento difficile da ammettere, da spiegare e al quale trovare soluzione. Aumenta il disagio, il bimbo soffre, in qualche modo è disturbato e non ha altro modo per comunicare, i genitori soffrono per le arrabbiature che inevitabilmente si prendono e vivono un senso di inadeguatezza perché non riescono ad aiutare il proprio figlio. Poi in qualche modo sentono parlare di osteopatia: in genere tra le mamme che si incontrano ai nidi ce n’è una che ha portato il figlio dall’osteopata.
Nella mia piccola esperienza, ponendo le mani sul piccolo paziente osservo sempre qualche schema motorio che ha a che fare con un evento traumatico: il parto un po’ difficile, il travaglio molto lungo, la manovra di Kristeller, il cordone intorno al collo, il parto cesareo, ecc. Oppure mi riferisco a traumi indiretti come la vaccinazione o gli esiti una malattia importante.
L’esperienza palpatoria mi permette, attraverso la percezione del tono e del movimento inerente (intendo una motilità spontanea data dal prodotto dei movimenti determinati dallo scorrere del sangue, dal respiro, dall’attività elettrica del sistema nervoso, dagli scambi cellulari, dalla peristalsi, ecc…) di rendermi conto di una situazione disfunzionale, con la quale riesco ad interagire per ricondurre l’organismo ad una funzione più equilibrata. Quello che succede in termini fisiologici durante il mio trattamento è una riduzione dell’ortosimpaticotonia ovvero quella situazione nervosa, per dirla un soldoni, che ci fa maggiormente irrigidire.
Il trattamento consiste in piccoli tocchi, di solito alla base della testa, o a livello dell’osso sacro, o ponendo due dita agli estremi del piccolo (la parte alta della testa e il coccige), o al torace… Durante la seduta si creano situazioni differenti, a volte il piccolo piange forte, a volte giocherella tranquillo, a volte cade in un sonno profondo…
Secondo la mia esperienza e anche da quello che mi riferiscono i pediatri con cui collaboro, il trattamento osteopatico del neonato e del bimbo è estremamente importante, perché è in grado di potenziare quelle caratteristiche autocorrettive che nel neonato e nel bimbo sono particolarmente forti, che per qualche ragione sono inibite ed hanno bisogno di un aiuto esterno.